Feeds:
Articoli
Commenti

Motonord

Questa è la storia di un viaggio. Un viaggio in cui 9 amici si sono spinti ai limiti della cucina liofilizzata estrema, della permeabilità idrica, dell’analcolicità norvegese, della resistenza agli spaghi copri birra dei supermercati e agli autovelox frontali della Norvegia.

E’ la storia, raccontata mentre succedeva, di un viaggio da Padova a Nordkapp, passando per l’alta via della Norvegia all’andata, e per le zanzare finlandesi al ritorno.

E’ la storia che sfata, una volta per tutte, il mito dell’affidabilità delle BMW, ma anche delle Guzzi e delle Suzuki.

Motonord inizia qui.

Pictures III

Ecco le nostre. 

NordKapp

Pictures II

Ho cercato di pubblicare il minor numero di foto …. non ce l’ho fatta. La maggior parte è stata scattata da Ila dalla moto in corsa.

Nordkapp

Pictures

Alcuni tentativi di catturare una Norvegia che è “troppo” per essere stipata in una macchina fotografica. E naturalmente qualche scatto anche della gara di motoslitte 🙂 

Nordkapp

Home.

Abbiamo trovato Timmy dopo averlo salutato, ci siamo fermati a fare colazione con calma alla pompa di benzina immersa nella campagna a sud di Rostock.

Scopriamo che è un insegnante di scienze naturali in una scuola per bambini con alto potenziale ma con problemi familiari. Questi bambini estremamente violenti si spaccano le sedie addosso, e lui era così carico di energia negativa che ha deciso di intraprendere questo viaggio in solitaria.

La bella luce della mattina presto fa venire voglia di viaggiare. Mi sta piacendo molto questa seconda parte della vacanza, iniziata con la rottura del cuscinetto a Kautokeino.

Ci fermiamo a Berlino e facciamo 4 passi in città. Poche città hanno una storia come lei. Vediamo un pezzo del muro che per 30 anni ha diviso il mondo, e a entrambi vengono i brividi.

Dopo Berlino attraversiamo la galleria del vento, un posto in cui con i moderni mulini a venti raccolgono energia per la Germania intera, mi sa. Qua e la si vedono rotolare case, alberi, persone mentre la moto procede piegata col vento in bolina.

Dopo l’interminabile autostrada tedesca, al cartello che indica l’entrata in italia, un reciproco doppio colpetto sulla spalla e sul ginocchio. Siamo a casa.

il resto del gruppo

ven 15 agosto Fisso la striscia

L’Abbraccio lungo e silenzioso ai due compagni di viaggio, la promessa di non mangiare la pizza prima del loro arrivo, la partenza indirizzati a sud.
kilometri e kilometri sotto la pioggia fissando la striscia in mezzo alla strada, non pensare a nulla se non a schivare le renne, non lasciare spazio alle paranoie per l’esserci divisi.
Non pensare. Non distrarti. Il pezzo del GS arriverà lunedì, non c’è nulla di cui preoccuparsi.
Forse era meglio se…magari se invece di…. Non pensare. Non distrarti. Ocio alla renna!

Umea
Attraversiamo la Finlandia:piovosa, con alte conifere. Sembra di essere in Canada, almeno per quello che ho visto nei film
piantiamo le tende in un campeggio a 5 stelle in riva al mare. Altro non si trovava vista l’ora. Niente bungalow.
Prenotiamo una piazzola per 9, 5 tende. Ma siamo in 7, 4 tende. Cazzo.
Alle 23.00, è ‘incredibilmente’ buio e si vede, dopo tanto, la luna. Gli altri non la stanno vedendo.
Facciamo un salto ad una festa di 14enni in una specie di parco acquatico a 100 metri dal camping e da cui proviene un caos assordante, immaginandoci una sagra di paese . Ci voglioni dei ‘cosi’ svedesi per passare le sbarre. Noi non ne abbiamo, e anche se li avessimp, appreso dell’assenza di birra facciamo dietro front e ci cuciniamo le buste di mamma knorr in un’accogliente cucina del camping. Sembra di essere in college in Inghilterra.Divertente.
Andiamo a letto sacco a pelati umidicci.

Sabato 16  Stoccolma
Siamo decisamente tornati alla civiltà. Vorremmo dormire sotto un
tetto se possibile. Non lo è.
Giriamo per un po’, guidati dal gps, in cerca di un campeggio e finiamo in un campeggio-discarica per disagiati rom….uhm…giriamo le moto mentre il sole tramonta e becchiamo un camping carino per essere in città.
Prenotiamo una piazzola per 9, 5 tende. Ma siamo in 7, 4 tende. Cazzo.
Seratona all’insegna dell’ingrasso in giro per la city, popolata da migliaia di supergiovani. Fermo un vigile e gli chiedo: che cazzo sta succedendo che c’è tutta sta folla di giovani in giro?
E’ la festa dei giovani, mi fa.
Wow, dico io, e penso che in Italia siamo un centinaio di pagine indietro.

Facciamo anche in tempo a vedere l’hard rock cafè, dove hanno VERAMENTE girato il video degli Europe.

Domenica 17 Copenaghen
Peccato esserci divisi. Copenaghen è veramente bella, come me la ricordavo. Alloggiamo in un ostello proprio di fianco al tivoli dove ci spennano: 50 euro a testa. Il tivoli è un parco dei divertimenti tipo una gardaland in miniatura. Ricordo che quando ci andai vinsi una vagonata di ‘talleri’ alle slot machines… sensazione di onnipotenza con una borsa piena di pecunia danese. Ci bastarono per un migliaio di wurstell.

Dopo un giro per il centro, finiamo in un bellissimo pub dove suona uno scozzese. Passano fiumi di birra. <br>Parliamo con lo scozzese, che ha un inglese velocissimo ma si riesce a capire tutto. Ci racconta delle esilaranti scenette tra lui e il suo compagno di viaggio: che ha sempre sonno, forse perchè alza troppo il gomito, e che è sempre in ritardo la mattina … lui suona e l’altro guida, e così si girano il mondo. Lo scozzese ha la tipica faccia da scozzese, rossiccio di capelli, grassoccio e sudaticcio. Fantastico. E ci fa cantare tutta la serata.
Al’ostello conosco un canadese, e gli racconto di come la finlandia mi sia sembrata il Canada. Dice che è vero, che ci è stato anche lui e si sentiva a casa … Vorrei andarci in Canada, giusto per verificare.

Il risveglio è stato un po’ traumatico: tipo alle 9.45 irrompono nella stanza due cinesi che dovevano pulire … io Ila e il Perinz dormiamo di brutto e questi fanno un casino incredibile nel bagno … ci guardiamo e ci ficchiamo il cuscino sopra la testa. Alle 10.20 entra una tizia che mi scambia per Paolo Vigo e mi dice che dovevamo liberare la stanza per le 10. Noi non lo sapevamo o non lo avevamo capito … In fretta e furia facciamo i bagagli e ci fiondiamo giù. Gli atri erano a fare colazione al  Kentucky Fried Chicken a mangiare pollo fritto … dio mio …

19 agosto Monaco
Dopo una sosta in una tipica Kautokeino teutonica dove mangiamo a dismisura in un ristorante greco, indirizziamo le moto verso Monaco sotto una discreta quantità di acqua. Cerchiamo un alloggio in città e troviamo un giovanissimo ostello popolato da gente giovanissima che ci piace. Ci sentiamo molto giovanissimi pure noi. 

Giriamo per il centro per sgranchirci le gambe mentre scende giù il diluvio. Ci ripariamo in un tipico locale dove delle cameriere vestite da Heidi ci servono fiumi di birra, brezel e wurstell di ogni tipo.

Finiamo la serata in ostello a giocare a biliardo con gente di tutto il mondo. Alla parete c’è una grandissima cartina del mondo om cui ognuno metteva un pallino adesivo per indicare da dove veniva. Cercando di guardarli tutti, parlo con dei new yorkesi, con degli australiani, con dei cinesi, con dei russi, e ci raccontiamo un sacco di cose, ci descriviamo i posti dove viviamo e dove vorremmo andare, ci raccontiamo perchè siamo li … parlando un fluentissimo inglese birraiolo.

20 agosto Si parte
Ce la prendiamo comoda. Lasciamo la stanza alle 10 e facciamo un’abbondante colazione giù dove la sera prima giocavamo a biliardo.
E’ finito il viaggio, un bel viaggio. Avrei fatto ancora strada.

Il cielo è uggioso.  Mancano 512 km per casa, il brennero, la A4, il traffico, il caldo…wow…

Gospel to home

Sveglia ore 5.30. Sguardi incazzati. Abbiamo dormito in una squallida casetta di uno squallido motel. Abbiamo lasciato accese le due piastre per la cottura nel tentativo disperato e inutile di asciugare i vestiti, le giacche e gli stivali impregnati di acqua.

Ho dormito a intermittenza per il caldo, svegliandomi arso per la sete e non riuscendo più ad addormentarmi, come mi succede in cittá quando sono agitato.

Finiamo la Nugatti Crisp, la Nutella norvegese con il riso soffiato. Indossiamo sacchetti di plastica dentro gli stivali, per resistere all’attacco della tempesta che nel frattempo fuori ha dato inizio alle danze. Ho dormito senza sacco a pelo per il caldo, non ho idea se le lenzuola erano pulite, ma adesso sono madide di sudore, così come la maglietta che indosso. Un risveglio entusiasmante.

Questo ha a che fare con il Rock and Roll, credo.

Partiamo, con un obiettivo in testa: percorrere i 1300 che ci separano da trelleborg, entro le 23. È senza dubbio un obiettivo sfidante, ma è questo il bello.

La giornata trascorre rapida, mentre l’imparziale ma spietato contachilometri aumenta lentamente ma costantemente il conteggio. Un nuovo tipo di muscolo sellare si fa strada dolorosamente tra le nostre fibre, e mentre ci avvicendiamo alla guida, sopportiamo con pazienza le vicissitudini, incapsulando al nostro interno la sofferenza, senza gravare ulteriormente l’uno sull’altra. Questo è magnifico. La viviamo entrambi come una delle nostre avventure, un giorno si potrà farne un fumetto.

Visitiamo a mo’ di Safari la meravigliosa Stockholm, cerchiamo un gancio col Martin, che però non funziona.

Pranziamo in 17 minuti, e mentre digerisco per non addormentarmi canto una via di mezzo tra un blues e un gospel, che fa: “I think I’gonna put myself in a big storm/but I don’t care/Cause I just wanna bring my babe back home” e faccio strada, chilometro dopo chilometro dopo chilometro.

Arriviamo al traghetto con un’ora e mezzo di anticipo e conosciamo Timmy, un motociclista tedesco che ha una pelle di renna sopra la sella e un bastone intagliato che spunta dal bagaglio come una katana. Ha dormito nel bosco, visto le alci, visto Nordkapp quando era un’isola raggiungibile solo con un traghetto e in cui le strade erano mucchi di sassi. E ha partecipato a mille Elefantentreffen, di cui ha conservato la spilla di ogni edizione. E ce lo racconta, una birra dopo l’altra.

Ora sono sdraiato sul pavimento della grandissima nave, tra la sala giochi e il bazar tax free. Persino i piedi della Silvia puzzano una volta tolti i sacchetti. Ma quando dico puzzano mi rendo conto che è impossibile da spiegare. Da buttare via le scarpe. La gente ci passa a fianco schifata, e io sorrido perchè sono così simili a noi di cittá che mi verrebbe da dire loro: guarda che non è così male dormire qui! Poi penso alla puzza di piedi e capisco i loro sguardi di intensa disapprovazione.

Bello dormire per terra, anche se non sembra. Ti fa sentire vivo, una volta ancora, una volta di più.

Telefiji

Siamo il resto del gruppo, fermi in sosta in un Kautokeino teutonico. Apprendiamo solo ora che Superandrew  e Silvia sono finalmente partiti (PS.: siamo in pensiero, rispondete agli sms e alle telefonate please!). Abbiamo percorso una lunga e pallosa strada senza vedere purtroppo nessuna gara di motoslitte o altri avvenimenti divertenti.

Il tempo stringe, siamo in un internet point da quattro soldi gestito da arabi poco affidabili 🙂  che ci stanno cacciando fuori.

Domani sera saremo a Monaco per l´ultima e agognata bevuta, se oggi siete arrivati fino a Umea probabilmente domani sera ci vediamo … andate piano!

Notte!

Blub!

La Gs sfreccia nel vento. Noi due sopra. Addio, meravigliosa Norvegia, addio Kautokeino, addio Lisa e zia di Lisa della carbonara che non so nemmeno come ti chiami o meglio lo sapevo ma è impronunciabile, addio pace forzata, addio zanzare ormai addomesticate. La foto ricordo con i due meccanici della Squadra nel cuore, e anche lo stupore nell’apprendere che il record mondiale dico mondiale di velocità sull’acqua è di 158 km/h ed è stato raggiunto in motoslitta da uno di kautokeino, dopo 200 m.

Ho sentito dire che la quantità di acqua che un umano può assorbire è di circa mezzo bicchiere d’acqua ogni mezz’ora. Il resto viene espulso. Ma oggi per la prima volta due umani in una motocicletta sono riusciti ad assorbire un quantitativo d’acqua uguale al loro peso. Ho scoperto cosa prova un uomo che pesa 150 chili. L’acquazzone più lungo e copioso della mia breve vita l’ho visto in Svezia, tra Tore, Lulea e Umea. Tipo 250 chilometri di pioggia torrenziale, e uno scheduling selvaggio di soste tecniche. Cantavo i Beach Boys (il loro album più bello, Pet Sounds), e canti Sami poi diventate litanie calabresi inventati da me. Con il sorriso sulle labbra. Ogni tanto mi giravo e mi sembrava di scorgere uno stupendo pesce palla dentro il casco della Silvia. Gli stivali H2Out avevano al loro interno un piccolo scaldabagno, ci poteva fare la doccia una famiglia cinese non troppo numerosa.

E io sempre con sto cazzo di sorriso sulle labbra che quasi mi infastidivo. La mia espressione diceva: “Anche stavolta ce la siamo cavata”.

Sweet home kautokeino

Ore 7:43. Sono sveglio da un po’. Stavo sognando di essere in garage con addosso il sacco a pelo mentre paravo dei tiri in porta di Nicola Bertin, da poco rientrato in moto con Paolovigo. Ne parlo con naturalezza, ma non ha nessun senso perché non ho mai giocato a calcio con Nicola. Però facevo parate spettacolari, e quando sbagliavo mi giustificavo accusando il sacco a pelo.

La notte qui c’è una specie di crepuscolo continuo, e siccome ho preparato la valigia non ho potuto scurire la finestrella sopra la porta che mi ha quindi sparato raggi di luce per tutta la durata dell’agitato sonno.

Mi presenterò all’officina di motoslitte molto presto, just in case, per dare l’idea che ho molta fretta. Ci vorrebbe un orologio a cipolla da taschino.

Andrà tutto bene, me lo auguro con tutto il cuore perchè sarebbe difficile fronteggiare un altro imprevisto. Ma se ci sarà, lo affronteremo, senza tragedie. Abbiamo una missione, quella di trasportare a casa noi e la moto. Potrebbe anche essere divertente.

Ieri sera abbiamo studiato nuovamente il tragitto, le tappe pianificate, le varie alternative. Due motociclisti italiani hanno fatto la E45 per venire su e hanno detto che è molto meglio della pallosa autostrada sulla costa. Ma 100 km in più per la nostra rigida pianificazione che prevede soste tecniche, sono troppi.

Fuori c’è una specie di nebbiolina abbagliante, e i corvi stanno discutendo animatamente. Forse quei cari ragazzi stanno preparando un comitato augurale di saluto, e si stanno mettendo d’accordo sul colore della coccarda. Io direi che stando sul classico, la bandiera italiana e quella Sami con magari nel mezzo quella Norvegese anche solo per motivi diplomatici, non si sbaglia mai.

Kautokeino, ironia della sorte! Adesso che me ne devo andare, quasi quasi ti trovo accogliente.. Mi mancherai. Però probabilmente in tutta la Norvegia in futuro non si mangerà una carbonara fantastica come quella preparata dalla zia di Lisa. Ne parleranno i giornali.

Sempre che abbia capito le mie istruzioni.